I ricercatori dell’istituto giapponese Riken, coordinati dal professor Masanori Murayama, sono arrivati a delineare un’interessante scoperta: negli esseri umani potrebbe esserci un meccanismo che può attivare la memoria del sonno, ovvero la memoria mentre si dorme. E che, in fin dei conti, può essere gestito (e manipolato) per poter evitare (o potenziare) la formazione dei ricordi di lungo periodo.
Secondo le ricostruzioni effettuate dai ricercatori, a svolgere un ruolo fondamentale in tal senso sarebbero i neuroni della corteccia cerebrale. Per poter arrivare a tale definizione, i ricercatori hanno effettuato una lunga serie di esperimenti sui topi, mettendo gli animali dinanzi a nuovi concetti da imparare e a nuovi stimoli sensoriali.
Gli esperimenti sulla memoria del sonno
Partendo da tale condizione, sono stati condotti tre diversi esperimenti. Con il primo esperimento i topi venivano privati del sonno subito dopo avere avuto nuove esperienze con il tasso. Nel secondo i ricercatori hanno tenuto inattivi i neuroni della corteccia nella fase di sonno profondo. Con il terzo, i ricercatori hanno disattivato i neuroni mentre erano svegli.
Ebbene, i topi coinvolti nel primo esperimento hanno esplorato meno l’ambiente. Quelli coinvolti nel secondo esperimento esploravano la stanza ogni volta come se non avessero dormito. I topi coinvolti con il terzo esperimento non avrebbero avuto particolari effetti da mostrare.
In aggiunta a quanto sopra, i ricercatori hanno scoperto che quando le aree motorie e quelle di senso sono stimolate in maniera contemporanea, i ricordi sono in grado di mantenersi più sul lungo termine. Rimane ora da capire come tramutare tali spunti in terapie spendibili per i pazienti che hanno problemi di sonno.
La memoria nel sonno dei bambini
La memoria nel sonno dei bambini è un aspetto specifico, ancora più interessante e complesso. E’ infatti noto che durante le ore di sonno il cervello dei bambini lavora attivamente per consolidare le informazioni apprese durante il giorno e per fare un po’ di ordine nelle proprie esperienze vissute, spesso per la prima volta.
Così come avviene negli adulti, anche i bambini attraversano due principali fasi del sonno: il sonno REM (Rapid Eye Movement) e il sonno non-REM, che a sua volta comprende la fase 1 (iniziale, in cui il bambino inizia a rilassarsi e a rallentare le attività cerebrali), e la fase 2 (più profondo, con il cervello che inizia a filtrare e organizzare le informazioni di maggiore rilievo).
Ebbene, proprio durante il sonno il cervello dei bambini è particolarmente attivo nello svolgere quelle operazioni che gli permetteranno di consolidare la memoria, come la ripetizione e il rinforzo delle informazioni apprese durante il giorno o la selezione delle informazioni che si ritengono più importanti, eliminando così quelle secondarie e di poca rilevanza.
In aggiunta agli adulti, però, c’è un elemento in più che riguarda la memoria nel sonno dei bambini: i più piccoli hanno infatti una capacità di neuroplasticità maggiore rispetto agli adulti, ovvero il cervello è più flessibile e si può adattare con maggiore facilità nell’apprendere nuove informazioni. Una caratteristica che rende il sonno dei più piccoli ancora più utile per creare connessioni tra quanto appreso…