Nel mercato valutario continua il momento di forza della valuta statunitense, con l’indice del dollaro (pesato per il commercio) sulle prime sei controparti valutarie che si mantiene in prossimità del massimo a quasi 14 anni, a conferma di come il mercato scommetta su un imminente rialzo dei tassi della Federal Reserve (la decisione più scontata sembra essere quella secondo cui il FOMC di dicembre delibererà un incremento di 25 punti base).
I verbali di ieri sera in USA relativi al FOMC di novembre hanno confermato l’imminenza della mossa rialzista rafforzando il trend di apprezzamento del dollaro. In tale contesto, l’euro/dollaro cede, per il momento, l’importante livello di 1,0524, massimo per il biglietto verde da dicembre 2015. Il dollaro si rafforza anche nei confronti dello yen, con il cambio USD/YPJ a 113,49, nuovo massimo da fine marzo.
Spostandoci al comparto delle materie prime, il petrolio appare essere poco mosso in attesa della riunione OPEC del 30 novembre a Vienna, in cui si dovrà concretizzare l’agognato taglio produttivo con il supporto anche della Russia, disponibile a ridurre il proprio output. Gli operatori restano dubbiosi in quanto sembra mancare una linea comune tra i singoli membri del Cartello, anche se la maggiore incognita resta se la dimensione del taglio e la sua efficacia nel far ripartire i prezzi. Oggi prevarranno gli scarsi volumi, complice la festività sui mercati USA.
Riteniamo altresì che sul fronte delle commodity l’attesa nei confronti del meeting OPEC del 30 novembre riuscirà a influenzare pesantemente il sentimento di mercato. Per il momento lo scenario centrale rimane pur sempre quello di un accordo da formalizzarsi, ma rimangono grandi dubbi circa la sua efficacia…
