A margine della sua ultima riunione, la Federal Reserve ha previsto di alzare i tassi di interesse di riferimento due volte entro la fine dell’anno: una visione che per alcuni analisti è ottimistica, ma che è stata certificata dallo stesso FOMC, l’organo di politica monetaria della banca federale statunitense, il quale ha assunto all’unanimità la decisione di mantenere i tassi invariati in un intervallo di 0,25-0,50%.
In particolare, stando a quanto affermato dalla maggioranza dei membri, i tassi si collocheranno intorno allo 0,90% entro il 2016 e i due rialzi saranno di un quarto di punto ciascuno.
In realtà, niente è certo (sia sufficiente pensare che la Fed stimava quattro rialzi per il 2016 non più tardi della fine del 2015). Inoltre, la Fed si è mostrata più pessimista delle precedenti volte sull’andamento dell’economia: le stime sulla crescita dell’economia americana sono ad esempio state tagliate al 2% per quest’anno, lo 0,2% in meno di quanto previsto in precedenza.
C’è comunque spazio per qualche spunto positivo. L’attività economica è ad esempio migliorata, anche se il ritmo di sviluppo dell’occupazione sembra avere rallentato, forse affaticato dalla lunga scia positiva e da qualche elemento irripetibile (scioperi straordinari). L’inflazione continua inoltre ad essere molto bassa.
Insomma, come a dire che la Federal Reserve punta sì a un doppio incremento dei tassi di interesse di riferimento nel corso di quest’anno, ma che, in fondo, potrebbe trattarsi esclusivamente di un buon auspicio, irrealizzabile.