Diabete, nuova scoperta sull’ereditarietà della malattia

dietaLa familiarità del diabete è un dato finora assodato, e supportato dai grandi numeri si cui si poggia questa malattia: come ben noto da tutti i principali studi in materia, avere un genitore o un fratello diabetico può incrementare drasticamente il rischio di ammalarsi, con picchi percentuali anche di oltre dieci volte. Se questa è una notizia sconfortante, la buona è invece che saperlo ed esserne consapevoli può aiutare a mettere in atto delle contromisure efficaci, per poter evitare che ci si ammali, come ad esempio la presenza immancabile di una dieta sana e di una regolare attività fisica. Insomma, è bene ricordare che la familiarità con la malattia può crearne le condizioni di base, ma si può comunque sfuggire a tale destino.

Un ulteriore passo in avanti su tale consapevolezza è poi stato condotto grazie a una collaborazione tra l’università svedese di Göteborg e l’università italiana Federico II di Napoli. I ricercatori hanno analizzato i tessuti adiposi di 20 cittadini svedesi (metà maschi e metà femmine, normopeso, età media 40 anni), la cui metà ha almeno un parente di primo grado diabetico di tipo 2, ma sono tutti sani. Ebbene: l’analisi del tessuto adiposo dei due gruppi ha tuttavia segnalato differenze importanti nel gruppo dei cosiddetti Fdr, i first degree relatives, ovvero quelli con parenti di primo grado.

In particolare, spiega Luca Parrillo, ricercatore del laboratorio Di Genomica del Diabete dell’Università di Napoli, la trasmissione genetica avrebbe dei limiti. “Bisogna partire dal Dna” – spiega infatti – “che, oltre al codice genetico vero e proprio ha un altro codice, chiamato epigenetico, che va al di là dei geni. L’epigenetica è una specie di ponte che collega l’ambiente e i nostri geni. E l’ambiente, attraverso fattori facilmente modificabili come dieta e attività fisica, può modificare i geni attraverso i marker epigenetici, come la metilazione del Dna, che agiscono come dei veri e propri interruttori che possono accendere e spegnere i geni, favorendo una malattia o proteggendoci”.

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